Come diventare junior export manager: studi e possibilità
Diventare junior export manager, il primo passo per scalare una carriera che ti porterà a muoverti tra i mercati esteri. Da junior si passa a senior, in un crescendo di possibilità di crescita. Ehi, però non correre. Un passo alla volta. Prima devi comprendere se veramente questo cammino professionale fa per te, intraprendere le prime esperienze professionali e poi puntare in alto, anche in altissimo. In questa guida ti illustriamo quali sono le scelte che possono avvicinarti il più possibile alla tua aspirazione.
Chi è il junior export manager
Crisi. Quante volte hai sentito questa parola? Tantissime. Eppure diventare export manager è possibile anche in tempo di crisi, anzi, ti stiamo per rivelare perché probabilmente hai scelto una delle professioni che non è stata intaccata dalla turbolenza economica dell’ultimo decennio.
L’Italia, come tutti gli altri paesi, è rimasta coinvolta dalla contrazione del mercato locale. Ma un settore che ha vacillato meno è quello dell’esportazione e degli investimenti nei mercati stranieri, proprio che la migliore situazione nei mercati internazionali ha spinto gli investitori ha indirizzare i loro interessi altrove.
Per far crescere il business molte aziende si sono rivolte a export manager, figure professionali che spingono, supportano e ottimizzano l’internalizzazione di un’impresa. L’export manager di conseguenza è diventata una figura richiestissima, e sono anche aumentate le persone che scelgono di intraprendere studi e carriere per diventarlo.
Ma di cosa si occupa? In linea di massima di questi aspetti:
- Analisi dei mercati esteri
- Pianificazione aziendale
- Individuazione dei paesi con cui fare business
- Piano di marketing
Detto così sinteticamente forse si perde la complessità di un lavoro che necessita di competenze molto trasversali. Anche un junior export manager alle prime armi deve tenere bene a mente l’importanza fondamentale di una conoscenza approfondita del mercato e soprattutto della situazione economica e finanziaria dei paesi stranieri in cui dovrà investire, operare e scambiare. Modificare gli assetti di un’azienda locale per trasformarla in mondiale non è un gioco da ragazzi, ma un processo che si regge su equilibri e dinamiche in continuo movimento, espansione e contrazione.
Cosa fa l’export manager
Entriamo nel dettaglio del lavoro da export manager, dal momento che nel precedente paragrafo ti abbiamo messo la pulce nell’orecchio lasciandoti comprendere a grandi linee quali grandi sfide si trova ad affrontare. Le sue mansioni sono complesse ma stimolanti.
La prima cosa che ci sentiamo di dirti è che l’obiettivo primario di questa figura professionale, ma anche di altre a questa molto vicine, è l’aumento del fatturato. È inutile girarci intorno, stiamo parlando di economia aziendale e il bisogno e il fine di un’azienda è il guadagno. Dunque si presuppone che l’apertura ai mercati esteri sia finalizzata alla concretizzazione di questo obiettivo.
Per perseguirlo nel migliore dei modi l’export manager deve avere ottime capacità di analisi. La sua valutazione sui paesi stranieri dev’essere funzionale al riconoscimento degli Stati adatti a interagire con i prodotti e i servizi dell’azienda per cui lavora.
Come prima cosa dovrà quindi studiare. Tanto. Si presume che abbia alle spalle studi universitari in economia. Non solo si presume, possiamo affermare che sia una condizione imprescindibile, dal momento che risulta pressoché impossibile possedere sufficienti conoscenze e strumenti di indagine e interpretazione del mercato senza una preparazione accademica.
Individuati i mercati stranieri adatti il secondo passaggio implica lo studio della concorrenza, sia locale che internazionale, i settori interessati e i trend. La valutazione del rischio e del benefico a lungo termine è inclusa in questa fase di indagine e analisi.
Il secondo passaggio o effort è operativo. Arriva il momento in cui rendere concreto e fattivo lo studio e le previsioni. Si contattano le aziende locali, si cercano partnership e si intrattengono relazioni con distributori e venditori. Lavorare attraverso una filiera permette di abbassare i costi di gestione e di costruzione indipendente di una realtà concreta di vendita sul territorio estero.
Diventare export manager: la formazione
Abbiamo introdotto il concetto nel paragrafo precedente: serve una laurea. Se stai leggendo questo articolo da studente di economia parti già con un vantaggio notevole. La tua carriera formativa si sta già delineando. Ma dobbiamo precisare che non solo la laurea in economia è funzionale al ruolo da junior export manager, anche quella in scienze politiche o giurisprudenza rappresentano un’ottima base di preparazione per gli aspetti e le tematiche che attraversano questo tipo di professione.
Anche la laurea potrebbe, quasi sicuramente, non essere sufficiente. Hai scelto una professione ambiziosa, quindi siamo certi che non ti vorrai fermare nella lunga corsa che ti sta portado a realizzare il tuo sogno lavorativo. Un master in area economica può affinare il bagaglio di abilità, competenze e capacità che hai sviluppato durante il corso di laurea. Esistono specifici master in internazionalizzazione delle imprese, ma anche in marketing ed esportazione. Tutte strade che conducono al medesimo risultato: abbracciare le logiche dell’impresa, conoscerle, approfondirle e saperle assecondare puntando a ottimi risultati.
Quali sono gli aspetti su cui si dovrebbe concentrare la formazione giusta per lavorare come export manager junior?
- Conoscenza lingue straniere
- Marketing e promozione
- Conoscenza culturale del paese straniero
- Capacità di comunicazione
- Abilità di vendita
- Competenze d’analisi dell’andamento economico
- Conoscenza del diritto
Lo stipendio di un export manager
Se quanto detto finora è valido sia per chi vuole lavorare come export manager junior sia per chi lavora come senior (alla fine le competenze sono le stesse) per quanto riguarda i compensi ovviamente il discorso cambia. La differenza tra un professionista junior e un senior è data dagli anni di lavoro ed esperienza che ha maturato il professionista, dal tenore dell’azienda per cui lavora e delle sfide del progetto che deve sviluppare e supportare con il suo lavoro.
È normale chiedersi quanto guadagna un export manager, è normale che ci si chiede se è un lavoro che permette di vivere dignitosamente, anche perché implica una scelta formativa in cui è necessario investire parecchio impegno.
In questo caso abbiamo una buona notizia. L’export manager guadagna bene. Di certo guadagna meglio un senior, ma anche un export manager junior si ritrova a godere di una remunerazione buona. A partire da questa può cominciare a guadagnare sempre di più se accetta l’idea di mettersi in gioco e di affrontare esperienze sempre più sfidanti, intraprendendo percorsi che per l’azienda si rivelino sempre più convenienti dal punto di vista economico.
Un export manager che ha già raggiunto una buona e solida posizione può aver lavorato già quattro o cinque anni, a questo punto sarà giunto a guadagnare circa 45.000 euro all’anno. Con il crescere dell’esperienza e dell’”anzianità” si possono toccare vette sempre più alte. I più affermati hanno guadagni alle stelle, vicini agli 80.000 euro annui. Ma non è il momento di perdere la testa dietro a cifre che restano comunque impegnative da raggiungere. È il caso di iniziare a darsi da fare, perché l’unico modo di guadagnare così tanto è avere tanta esperienza. Non ci sono altri modi. È un settore altamente competitivo, in cui il talento non basta, serve tanta determinazione e buona volontà, unitamente a una buona dose di ottimismo che non guasta mai.
Studiare economia e predisporsi a un’osservazione attenta dei mercati è un solo piccolo pezzo dell’insieme di azioni e approcci necessari a intraprendere questa carriera. Il lavoro da export manager junior o senior è un lavoro invidiabile, ma pochi riescono a farlo a un alto livello. Vuoi essere tra quelli? Bene, raccogli tutte le tue energie e buona fortuna.